01
Se l’uomo di cui narro
qui la storia
Avesse ingegno e cuore dedicato
Al bene, egli non certo una memoria
D’infamia e di nequizia avria lasciato;
Anzi, pel suo coraggio a eccelsa gloria
Saria salito, e presso al suo onorato
Sepolcro, il passeggero, in sulla sera,
Avrebbe mormorato una preghiera.
02
Invece,
benché morto confortato
Dai santi Sacramenti della Chiesa
Il nome suo dai posteri è esecrato
Ne’ c’è chi di lui prenda la difesa;
Ché di troppi delitti fu infamato
E troppo ardita fu la sua pretesa
Di imporre la giustizia del più forte
E, a piacimento suo, dare la morte.
03
Da famiglia onorata e doviziosa
Nacque Mastrilli in quel di Terracina
Anima passionale ed orgogliosa,
Per una giovinetta, sua vicina
D’amor fu preso e volea averla
sposa
Ma quest’amore fu la sua rovina,
Ché la fanciulla già sentiva in
cuore
Pel figlio di un mercante un forte
amore.
04
Quando
alla giovinetta, rivelata
Egli ebbe la passion che il cor gli preme
Ella rispose: - Già sono impegnata
Perciò dal cuore togliti ogni speme.
Un’altra donna, bella ed onorata
Cerca, e felici voi vivrete insieme.
Ti ringrazio, Giuseppe, dell’onore
Che mi fai, ma ad un altro ho dato il cuore.
05
A
tali detti, Mastrilli, da furore
‘E preso, e il suo rivale va a trovare.
Gli dice: - Alla fanciulla del tuo cuore
Ti prego per il tuo ben di rinunciare:
Oppure, te lo giuro sul mio onore
Tu, con Peppe Mastrilli avrai a che fare.
L’altro, a sua volta, fa la faccia scura
E risponde: - Di te non ho paura!…
06
Non
finisce neppure la parola
Che Mastrilli di tasca trae un coltello
E ratto, glielo pianta nella gola.
Poi torna a casa sua, si fa un fardello
Della
sua roba, prende una pistola,
S’avvolge ben stretto nel mantello:
Poi fugge nella macchia, e quivi resta
Che assai pratico egli è della foresta.
07
Il
padre dell’ucciso, costernato
A Frosinone va da Monsignore;
Gli narra del figliuolo trucidato
Da Giuseppe Mastrilli, per amore.
Lo tranquillizza, tosto, il magistrato
E pone, intanto, sopra il malfattore
Una taglia di ben trecento scudi:
Sia cercato per macchie e per paludi.
08
Dodici
guardie ed un tenente armati
Da Frosinone muovono repente
In cerca del bandito, in ciò aiutati
Da molti paesani ed altra gente,
Per chi indizi darà del delinquente.
Mastrilli apprende tutto, e verso il centro
Della macchia si fa sempre più addentro.
09
Ma,
spinto dalla fame, cautamente
Esce per procurarsi da mangiare
Ma, appena fuori, disgraziatamente
Nella scorta si va proprio a incontrare.
- Ah – Gridano i soldati – finalmente
Caro Mastrilli. Ti si può acchiappare!
Lor risponde il bandito: - In prigionia
Non riuscirete a trarmi. Andate via!…
10
Il
tenente rimane un po’ interdetto;
Poi comanda il bandito di arrestare.
Ma questi, punta subito il moschetto
E grida: - Il primo che oserà avanzare
Si prenderà una palla in mezzo al petto,
Ve lo ripeto: Non mi fo arrestare!
- Fuoco! – grida il tenente; ma il
brigante
Due guardie stende a terra in un istante.
11
Schiva svelto ogni colpo a lui diretto,
Peppe Mastrilli, e seguita a sparare.
Non ha tregua un minuto il suo moschetto
E, due soldati ancor fa stramazzare;
Altri due ne colpisce in mezzo al petto
E voglia sembra aver di seguitare…
Il tenente, allibito, fugge via
E così in resto della compagnia.
12
Mastrilli pensa che la posizione
Sua, con tal nuovo fatto, s’è aggravata;
Oramai sono cinque le persone
Che ha ucciso e la sua causa è disperata.
Or non si tratta più della prigione
Ma la mannaia già gli è preparata.
Unico scampo è rimaner celato
E fuggire, al più presto in altro Stato.
13
Varca così il confin napoletano
E giunge in luogo detto: “La Portella”.
Ma per quanto cammini fuori mano
S’imbatte in un’accolta sentinella
Che gli chiede: - Chi sei? – Sono un romano
E vado a Gaeta, da una mia sorella.
- Se il passaporto non mi puoi mostrare
Mio caro amico, non ti fo passare!…
14
Non trovando altra via, dice il bandito:
- Caro signore, avevo il passaporto
Ma
durante la strada l’ ho smarrito
E
se mi vieti il passo mi fai torto…
L’altro
insiste e gli prende il suo partito:
Con
una palla lo fa cadere morto…
Poi,
di tristi pensieri in compagnia
Allunga
il passo e seguita la via.
15
Gli
torna in mente tutto il suo passato
Ed
il rimorso gli tormenta il cuore:
“Sotto
cattiva stella, ahimé son nato
E
causa dei miei mali fu l’amore!
Cambierò
vita e mi faro soldato
E
ricupererò forse l’onore!”
A
tal pensier l’animo suo s’acquieta
E
sosta a quattro miglia da Gaeta.
16
E
stanco chiede asilo a un pescatore:
-
Per questa notte mi puoi dar ricetto?
Quello
risponde: - Lo terrò ad onore
Il
poterti ospitar sotto il mio tetto;
Soltanto
mi dispiace, che il favore
Sarà
turbato, che ho mia moglie in letto:
Ella
è prossima al parto, e capirai
Che
le sue grida e i suoi lamenti udrai.
17
Ecco
che allo spuntare del mattino,
La
donna, dopo aver tanto penato
Dà
alla luce un amore di bambino
Che
Mastrilli, Giuseppe vuol sia chiamato
Dicendo
– Voglio essere il padrino
Di
questo fiorellino ch’è sbocciato.
Poscia
bacia sul volto il suo compare
E
un regalo promette alla comare.
18
Poi
la sua storia narra al pescatore:
-
Sappi, che un assassino sono stato;
Cinque
persone ho ucciso, ma l’amore
Al
delitto primiero m’ ha guidato.
A
riscattare il mio perduto onore
Or
ho in idea di diventar soldato.
Rispose
il pescator: - Non lo puoi fare
Che
il re non vuol più gente assoldare.
19
- E
allora? – fa Mastrilli disperato –
Che
cosa posso fare, amico degno?
-Vedrò
di trarti dal cattivo stato
-
Rispose l’altro – anzi ne prendo impegno
Vo
subito a trovare un mio fidato
Amico,
onde ti trovi qualche legno
Che
lontano ti possa traghettare
Sì
che in pace tu possa lavorare.
20
Esce
il falso compare, e difilato
Dal
bargello si reca: - Mio Signore
La
taglia su Mastrilli ho guadagnato
Ché
il bandito, che desta tanto orrore
Trovasi
in casa mia ricoverato
E
in un istante, senza far rumore
Voi
prenderlo potete e trarlo via
Dalla
povera e onesta casa mia.
21
Sorpreso dall’assalto inaspettato
Si
difende Mastrilli, tuttavia
Ma
trovandosi solo e disarmato
Soccombe,
e mentre che lo portan via
Al
pescatore dice: - Rinnegato,
Falso
compare, la vendetta mia
Non
tarderà, ché, vile traditore
Mi
riprometto di cavarti il cuore!…
22
In
un’oscura cella imprigionato
E
si può dire senza nutrimento
(Che
solo pane ed acqua gli vien dato)
Geme
Mastrilli. Il suo maggior tormento
Non
è però trovarsi incatenato
Ma
non poter punire il tradimento.
E
sogna veder morto il traditore
Con una pugnalata in mezzo al cuore.
23
Dopo
quattr’anni e più di prigionia
A
Napoli, Mastrilli vien portato
Quivi
la sorte sua si fa più ria
Ché
in galera egli viene incatenato
E
lì pensava con malinconia
Al
suo triste e terribile passato
Allorché
il Comandante a visitare
Lo
venne per poterlo interrogare.
24 Il
capitano vien così a sapere
Ch’egli
dipende dal Romano Stato
E
quindi, ordina tosto al Cancelliere
Che
a Roma, immantinenti sia portato
Chi
può dire di Mastrilli il dispiacere
Pensando
che colà sarà impiccato?
Invano
maledice la sua sorte
Purtroppo
a Roma troverà la morte!…
25
Verso
Roma viaggiava la Regina
Con
la sua damigella, e nel vedere
Una
nave alla sua tanto vicina
Chi
vi stia all’interno vuol sapere.
Le
dicon: - Va nella città Latina
Un
uomo ch’era nostro prigioniere;
Ma
di Roma appartiene egli allo Stato
E
laggiù egli dev’esser giustiziato.
26
Mossa
a pietade la Regal Signora
Ordina
che quell’uom sia scatenato
E
che, nel breve termine di un’ora
Alla
sua libertà sia ridonato.
Dell’
ordine si fa mallevadora
E
a regolar l’affare con lo Stato
Penserà
lei, ma in libertà si metta
Quell’uomo
e gli sia data una barchetta.
27
Giunge
Peppe Mastrilli a Terracina
Ma
Dio lo sa in che trista condizione!
A
riveder la sua terra vicina
Lo
prende al cuore sì forte commozione
Che
s’inginocchia, e alla bontà divina
Rende
grazie con fervida effusione;
Quindi
alla porta della sua casetta
Picchia
due colpi e trepidante aspetta!
28
Gli aprono i figli e restano stupiti
Nel
rimirar il proprio genitore;
Poi
nel vederlo lacero e sfinito
Si
sentono straziare dal dolore.
Lo
portan dentro, e quando rivestito
E
confortato con novello amore
Gli
chiedono come mai sia liberato
Ed
egli narra il caso avventurato.
29
Dopo tre giorni egli ha ripresa lena,
E
dice ai figli: - Debbo qui vicino
Recarmi,
non dovete stare in pena
Ché
tornerò domani in sul mattino
E
sarò in casa appena il sol balena.
E
così detto, salisce al suo stanzino
Si
veste in fretta e la casetta lascia
Armato
di fucil, coltello ed ascia.
30
Alla
casa sen va del pescatore
E
al sol vederlo quegli impallidisce:
Dice
Mastrilli, - Vile traditore,
Al
mondo, tu lo sai, tutto finisce.
Poi,
traendo il coltello, un colpo al cuore
Gli
vibra, e ancora al viso lo ferisce:
-
Muori da cane, vile, rinnegato,
Compare
infame e amico scellerato!…
31
Ritorna
quindi i figli a ritrovare
Ed
ecco che davanti alla casetta
Dove
alloggia con i figli, va a passare
Il
Capitano, che per sua disdetta
Mastrilli
volle a Roma rimandare.
Mastrilli
grida: - Chi la fa l’aspetta
Ogni
colpa si paga, amico caro
Ed
io con te ci ho proprio il cuore amaro.
32
Al
Comandante postosi davanti
Tenendo
sempre il suo moschetto in mano
Gli
impone: - Tu mi devi qui, in contanti
Versar
tremila scudi, capitano.
Non
mi commuoveran preghiere e pianti
E
la tua scorta si opporrebbe invano
Che
insieme ai miei figliuoli, noi possiamo
Darti
la prova di che gente siamo.
33
Il
Comandante non si fa pregare
E
chinata la testa al suo destino
Acconsente
la somma di pagare
E
scrive alla sua sposa un bigliettino
Pregandola
al lator di consegnare
La
somma. Tosto, ponesi in cammino
Un
figlio di Mastrilli per portare
La
lettera ed il denaro riportare.
34
Con
quella somma, pensa allor di andare
A
Roma per pentirsi in confessione
Ma
la strada è insidiosa e scorazzare
Si
vede di banditi una legione.
Però
Mastrilli, lo faran passare
Che
hanno per lui una grande ammirazione
Egli
così prosegue a camminare
Quando
sente alle spalle un gran rumore
E
di spari suonar, forte il fragore.
35
Ritorna indietro e vede che un signore
Era
stato assalito dai briganti:
Però
si difendeva con valore
Ma
si capiva, che tra pochi istanti
Sarebbe
stato vano il suo vigore:
Ch’egli
è solo e costoro sono tanti!
Ma
vedendo Mastrilli che s’avanza,
Aiuto
chiede, pieno di speranza.
36
Mastrilli
gli risponde: - Con piacere
V’aiuterò,
ché i vostri assalitori
Sono
miei amici, ed alle mie preghiere
Da
ogni periglio vi trarranno fuori.
Dice:
- Libero sia questo Messere
E
compensar saprò i vostri favori!
Rispondono:
- A Mastrilli, rifiutare
Non
si può nulla e quei lasciano andare.
37
Riconoscente,
allora quel signore
Dice
a Mastrilli: - Il Principe Corsini
Io
sono e ricambiar vuo’ il tuo favore:
Di
Toscana varcar se vuoi i confini
Io
di te mi farò mallevadore.
Gli
dona intanto un poco di quattrini
Con
uno scritto pel Governatore
Dove
lo raccomanda con fervore.
38
Mastrilli
lo ringrazia e s’incammina
Di
nuovo verso Roma, e attraversata
Nascostamente
la Città Latina
In
Toscana dirige la sua andata.
Ma
quanto più a Firenze si avvicina
Più
l’anima si sente addolorata;
Ed
una forte ambascia il cor gli serra
Nel
ricordare la sua nativa terra!…
39
Passa
in Toscana giorni tristi e amari
Ché
preso vien da acuta nostalgia:
Ha
quasi terminato i suoi denari
E
l’affanna, del cuor la malattia…
Scrive
allora una lettera ai suoi cari:
“
Voglio morire nella terra mia! “
Ed
a Livorno, va per traghettare
E
presto a Terracina ritornare.
40
Tornato
in patria, sente che la vita
Gli
sfugge e a casa va di suo nipote
E
gli dice: - La mia vita è finita
Poi,
col pianto che gli riga le gote:
-
Pria che l’alma da me sia dipartita
Corri
presto a chiamare un sacerdote
Che
al più presto mi voglio confessare
Sì
che il Signore mi possa perdonare!…
41
Parte
il nipote ed ei si mette a letto
Poi
volge al cielo la sua prece ardente:
-
O Signore Gesù Cristo diletto
Tu
che patisti per l’umana gente
Or
dovrò comparire al Tuo cospetto
D’averti
offeso tanto son dolente!
Abbi
pietà di me, Cristo Signore
E
perdonanza dona al peccatore!…
42
Non
appena avvertito il suo curato
E
il medico condotto, il buon nipote
A
casa sua ritorna difilato
E
poco dopo segue il Sacerdote.
Dopo
che si fu bene confessato
Mastrilli
dalla pena si riscuote;
Ché
il Curato gli da l’assoluzione
E
gli amministra, poi, l’Estrema Unzione.
43
Il
giorno appresso, allo spuntar del giorno
Mormorando
preghiere ed orazioni,
Beppe
Mastrilli al cielo fa ritorno.
Il
suo nipote ed i parenti buoni
Al
suo letto di morte sono intorno
Pregando
che il Signore gli perdoni
E
mentre questo avvien , la Polizia
Lo
cerca, per tradurlo in prigionia.
44
Il
nipote si reca dal tenente
E
gli dice: - Il cercar Mastrilli è vano
Che
ora egli è tra la perduta gente
Mentre
l’anima sua vaga lontano!
Un
caporale, che tal cosa sente
Corre
a casa del morto, armata mano
E
con la daga, un colpo ben gli assesta
Staccandogli
di netto collo e testa.
45
Quindi
a Napoli va, e al Governatore
Dice:
- La testa è questa del bandito
Che,
pei delitti suoi destò l’orrore:
Adesso,
per mia mano egli è perito.
Spegnendosi
da vero peccatore
Riscuotere
voglio il premio ambito
-
‘E giusto, gli risponde il Magistrato:
Ed
ordina che il premio sia pagato.
46
Qui
la storia di questo sventurato
Ha
termine ed il lavoro mio à finito:
Molto
ei peccò, però del suo passato
Al
Signore chiese venia, e il cor contrito
Offerse,
ad espiare il suo peccato.
Nel
suo amore dolcissimo e infinito
Pei
peccatori, Iddio buono e pietoso