La Cattedrale di Terracina

 

Tre nomi, e tutti e tre in uso, per lo stesso luogo: Foro Emiliano, Piazza Duomo, Piazza del Municipio. Le due ultime denominazioni si sovrappongono, fin dal medioevo, oltre che nel nome, anche per le funzioni, all'uso che ne fecero i Romani, almeno a partire dalla seconda metà del primo secolo dopo Cristo, allorché il patrono della città Aulo Emilio, figlio di Aulo, fece pavimentare l'intera platea.

F. 1 Cat.

La cattedrale sorge sullo stesso stilobate su cui era impostato il tempio romano a cinque navate. La stampa del 1800, qui riportata, ci mostra la chiesa così come era fino all'ultimo consistente restauro avvenuto nell'anno 1926.

F. 2 Cat.

 

L'aspetto attuale della chiesa, nelle strutture più importanti, può farsi risalire alla seconda metà del secolo XI. La primitiva, e forse precaria trasformazione, da tempio pagano a cristiano, però si può ipotizzarla addirittura a partire dal IV secolo, allorché fu dedicata a San Cesareo, santo patrono di Terracina. La sua ricorrenza si festeggia la prima domenica di novembre, ove la data non coincida con il giorno dei Santi o dei Morti, altrimenti la festa viene spostata alla domenica successiva. (Il santino risale al principio del secolo scorso).

F. 3 Cat.

 

Il porticato, così come è stato restaurato nel 1926, è costituito da sei colonne che sostengono la trabeazione rettilinea, interrotta al centro dall'arco trionfale. Quasi tutto il materiale nobile è frutto di spoglio. Nella cornice marmorea antica è incassato un fregio musivo, conservato solo su tutto il lato destro e in una sola formella dell'arco trionfale.

F. 4 Cat.

 

Partendo dall'arco, sul fregio sono rappresentati: un mostro alato dalla coda di serpente, un'aquila ad ali aperte, un gruppo di palme tra due cervi, ancora una palma contorta, una gabbia dorata con un uccello prigioniero ed altri due che si trovano all'esterno. C'è poi un tratto restaurato seguito da animali fantastici, tori affrontati ai lati di una chiesa a tre navate, due cavalieri armati combattono sovrastati da una croce. Sul marmo sottostante queste due figure si legge. GUTIFRED EGIDII MILES. Poi, una lunga barca solca il mare sotto la scritta: PETRUS PBR MILES. Seguono due grifi affrontati presso un vaso e due uccelli che bevono da una coppa. Concludono le figure un basilisco policromo ed un gallo dalla coda di serpente.

F. 5 Cat.

 

Sotto il portico, sul lato sinistro addossato a Palazzo Venditti, c'è un vascone di pietra egizia. La fantasia popolare, e la fuorviante iscrizione sottostante, lo collega a truculenti sacrifici umani di cui sarebbero stati vittime i primi cristiani. 'E soltanto uno dei tanti reperti frutto di spoliazioni, poco cristiane, a danno di qualche monumento funerario romano. Notare, invece, la disparità di lunghezza delle colonne le quali hanno richiesto disparità di compensazione nei plinti di base. Non è facile interpretare il significato delle coppie di animali accovacciati, posti alla base delle colonne: leoni e pecore, veltri, caproni e scimmie musicanti.

F. 6 Cat.

 

La torre campanaria sorge su un ambiente vuoto creato da quattro archi ad ogiva generanti una volta a crociera. I quattro piani superiori sono individuati da cornici marcapiano. I vuoti si accentuano procedendo verso l'alto, colonnine di marmo e cortina di laterizi creano dicromie ed apparente prevalenza dell'elemento estetico su quello strutturale.

F. 7 Cat.

 

Il campanile è di stile romanico. Infatti, la funzione statica è affidata ad una solida e massiccia struttura a tutto sesto, in pietra lavica e calcare ben leggibile solo dall'interno del campanile; il rivestimento in laterizio vi si addossa. La tessitura degli archi è solo apparentemente gotica: l'ogiva dell'arco è generata dall'incrocio di due archi a tutto sesto impostati su colonnine alterne. Inoltre, le aperture sui lati sud e nord, sia della monofora che delle bifore, presentano archi a tutto sesto, come quelli del terzo piano, nel lato est che da sulla piazza.

F. 8 Cat.

 

L'interno si presenta con il suo impianto basilicale a tre navate, nel tempio romano le navate erano cinque: le due esterne risultano poco riconoscibili perché occupate ora da cappelle, diverse di stile e di forma irregolare. La copertura originaria "a capriate" fu sostituita nel '700 da una volta a botte con finestre laterali. La doppia fila di sei colonne è collegata da archi di cui il primo e l'ultimo hanno luce doppia. Caratteristici sono il presbiterio ed il coro rialzati.

F. 9 Cat.

 

La pavimentazione musiva della navata centrale è abbastanza ben conservata e ci richiama altri pavimenti: quello di Santa Maria in Cosmedin, in Roma, quello del Duomo di Viterbo….

F. 10 Cat.

 

La visione ravvicinata consente di individuare lo stile "cosmatesco", in generale, e la duplice influenza di artisti campani e romani. (Altre lastre musive di marmi intarsiati, che possono essere fatte risalire anche ad epoche precedenti, sono, invece, inserite nelle pareti del coro.)

F. 11 Cat.

 

Sul lato sinistro della navata centrale un pulpito, notevole per fattura, richiama l'attenzione dei fedeli, anche in assenza del predicatore. Cinque leoncini sostengono sul dorso cinque colonne che a loro volta sorreggono l'ambone. Tutti i capitelli sono differenti; quelli in primo piano nella foto, impiegano come decorazione, cornucopie e motivi vegetali. La parete rivolta verso la navata centrale è interrotta da una sporgenza semicilindrica: "il lettorino".

F. 12 Cat.

 

Il lettorino, il nome stesso chiarisce la funzione che è quella di ospitare il leggio del predicatore. Qui ci interessa per l'inquietante rappresentazione della figura demoniaca di "Abissus". "Abissus" = Senza Fondo, è la personificazione stessa dell'Inferno, posta qui, proprio sotto i piedi del predicatore, non sappiamo se per minaccia o per esorcismo.

F. 13 Cat.

 

Ancora un'immagine del pulpito, qui ripreso dal lato dell'ingresso per mostrare in primo piano la colonna tortile, destinata a sostenere il cero pasquale. 'E questo un gioiello di arte medioevale.

F. 14 Cat.

 

I due leoncini accosciati sostengono la colonna tortile del cero pasquale. Sul lato verso l'altare è incisa la data: A.D. MCCXLV MEN. OCT. DIE ULTIMA e sul lato rivolto alla navata centrale: CRUDELES OPE. Questa è, dunque, opera di un non altrimenti noto "Crudeles" che l'ha terminata il 31 ott. del 1245.

F. 15 Cat.

 

La Cattedrale di Terracina è anche nota perché in essa si tenne, per la prima volta fuori Roma, un conclave. Qui, infatti, nell'anno 1088, fu eletto papa Urbano II, banditore della prima crociata. La tradizione attribuisce la cattedra marmorea, conservata nel coro, a quell'occasione. Semplicità di fattura e forma del dorsale non contraddicono la cronologia.

F. 16 Cat.

 

Il coro fu costruito solo nel 1700, sfondando l'abside centrale dietro l'altare ed addossandolo a Palazzo Mattias con un arco che sovrasta Via Posterula. Sulle pareti del coro alcuni affreschi, non coevi naturalmente all'elezione di Urbano II, ricordano l'avvenimento.

F. 17 Cat.

 

La foto mostra lo spigolo NO dell'attuale Cattedrale, la presenza della colonna romana e le lastre marmoree di rivestimento testimoniano la coincidenza del duomo con il "Tempio Maggiore", forse dedicato a Roma ed Augusto.

F. 18 Cat.

 

Le scalette, incassate nel muro in opera reticolata, permettono a chi viene da Via Posterula di entrare in chiesa dalla parte posteriore. Esse consentono, nello stesso tempo, anche di apprezzare il dislivello che la struttura romana dovette superare per creare lo stilobate al "Tempio Maggiore".

F. 19 Cat.

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