Le mura di Terracina, ma anche l'intero tessuto urbano, rivelano
stratificazioni e restauri successivi le cui fasi primitive possono
farsi risalire alla fine del V secolo a. C. ( periodo volsco ) se
non addirittura ad un paio di secoli prima ( periodo etrusco
romanizzato o, se si preferisce, romano etruschizzato ).
Il sovrapporsi di strutture risalenti ad epoche diverse trova
spiegazione nella posizione strategica della città e nella sua
importanza politica. Nell'espansione romana verso l'Italia
meridionale il possesso di Terracina diventava fondamentale,
specialmente dopo la costruzione della Via Appia.
I resti delle mura cittadine, pur se complessivamente abbastanza
leggibili nell'intero tracciato, appaiono meglio conservate nel
versante nord, dove, malgrado i danni dovuti ai bombardamenti
dell'ultimo conflitto, sono in gran parte percorribili sull'antico
cammino di ronda.
Era questo il tracciato strategicamente più delicato, il più
antico, il più esposto agli assalti, il più rimaneggiato, ma
anche, paradossalmente, il meglio conservato.
F. 1
Complesso diventa calcolare il perimetro delle mura e l'area
interna da esse difesa. Occorre infatti prendere a riferimento i
parametri cronologici in base ai quali le mura subirono: variazione
di lunghezza, rifacimenti, aggiunte, restauri, abbandoni, raddoppi…
Tuttavia, semplificando ed escludendo i tratti pertinenti:
l'Acropoli di San Francesco, il quartiere di Cipollata, il
terrazzamento a sud ovest di Porta Maggio, le mura che collegano
l'area di Monte Sant'Angelo all'Acropoli di San Francesco, oltre
alla cinta interna, possiamo calcolare un perimetro di 1.200 metri,
posto a difesa di un'area urbana di 56.000 metri quadri.
F. 2
Se, come è probabile, il primo nucleo di quello che diventerà
in seguito Terracina, già nell'età del bronzo, occupò il crinale
della collina posto a 60 metri sul livello del mare (dov'è ora
situata la medioevale Rocca Traversa, o Castello Frangipane) dovette
essere il luogo prescelto per la possibilità di controllare i due
versanti: quello delle terre della Valle e quello che si estende dai
piedi della collina, fino al mare ed alla rupe del Pisco Montano.
( La foto, dell'anteguerra, è tratta da "Le cento Città
d'Italia" ed. T.C.I.)
F. 3
Convenzionalmente, vengono indicate con le lettere A - B - C - D
- E le cinque torri che si affacciano sul lato ovest e nord, in
senso orario, a partire da quella sul lato sinistro di Porta Maggio
(dal latino Maior, dato che l'Appia, proveniente da Roma,
entrava in città da questo punto). La torre E è quella che precede
Porta Nuova.
F. 4
A Porta Maggio, tra le due torri un doppio passaggio consentiva
al cammino di ronda di proseguire sul lato sud delle mura. Inoltre,
piombatoi e bertesche erano poste a difesa della porta. Motivi
igienici, alla fine del '700, suggerirono di smantellare, passaggi,
difese ed arco sovrastante la porta. Questo per consentire all'aria
di circolare meglio ed al sole di asciugare il selciato perennemente
umido e scivoloso. I piani alti di questa ed altre torri conservano
tracce di aperture arcate da cui operavano macchine belliche da
difesa.
F. 5
Ai piedi del Torrione di San Giovanni, dietro la Chiesa del
Purgatorio, un' apertura inquadrata da tre monoliti, che fungono da
stipiti e da architrave, indicano, forse, un'antica posterula.
Seguendo il muraglione verso il lato nord, nella parte bassa si
incontrano tratti di mura poligonali, anche del secondo tipo,
risalenti quindi ad epoche molto più antiche del cammino di ronda.
F. 6
La parte alta delle mura e lo stesso cammino di ronda, da recenti
studi, vengono fatti risalire alla prima metà del V secolo e non
più all'inizio del VI, come presuppose il Lugli (epoca bizantina).
Il cammino di ronda, ora percorribile per solo 250 metri, perse la
sua funzione militare alla fine del 700, quando Pio VI, in occasione
della bonifica, destinò le torri ad abitazione civile e il percorso
militare a pubblica strada.
F. 7
Al cammino di ronda si accede oggi con due scalinate. Quella più
ad ovest si trova in fondo al Vicolo delle Belle, a ridosso
del campanile della chiesa di San Giovanni. Il piano di calpestio
del cammino di ronda si trova allo stesso livello del terzultimo
piano del campanile.
F. 8
La torre C, vista dall'esterno della cinta muraria, è quella
più vicina al punto da cui è stata ripresa la foto. Essa, meglio
delle altre torri, consente, in base alle tecniche di muratura, una
datazione più attendibile riferita all'intervento più consistente
su questo tratto di mura in età tardoantica.
F. 9
La parete esposta a sud della torre C presenta alcuni dei
cosiddetti capricci decorativi dovuti alle maestranze.
Palmette, raggiere, archetti, croci…. sfuggivano al disegno
progettuale complessivo per acquistare valore apotropaico
devozionale o, più semplicemente, decorativo. Qui, palmette e
simbolo solare sono realizzati con mattoncini di recupero.
F. 10
Proseguendo in direzione est si giunge alla torre D, collegata in
epoca successiva con abitazioni interne alle mura. Anche questa
torre risale alla prima metà del V secolo, ma è anche l'ultima
riferibile all'età tardoantica. La torre E, infatti, deve datarsi
ad epoca posteriore all'anno mille, quantunque il precedente
baluardo trapeziodale su cui sorge è certamente di epoca romana.
F. 11
L'apertura di Porta Nuova consentiva di collegare nel modo
più diretto il centro cittadino con il convento e chiesa di S.
Domenico che si trova fuori della cinta muraria, dalla parte nord.
Fu aperta nel XII o XIII secolo in probabile concomitanza con
l'affermarsi del convento e con lo svilupparsi del quartiere di
fuori Porta Nuova.
F. 12
Tre mensoloni di pietra posti sopra l'arco di ingresso di Porta
Nuova sono le tracce evidenti di una bertesca, fornita di caditoie,
per colpire dall'alto chi tentava di sfondare la porta. A questo
stesso contesto strategico potrebbe forse collegarsi anche la
decisione di ripristinare l'antico fortilizio romano sotto forma
della torre E.
F. 13
Guardando Porta Nuova dalla parte interna della città, a meno di
cinquanta metri sulla sinistra, si trova una stretta scalinata che,
anche questa, consente l'accesso al cammino di ronda. 'E possibile,
quindi, anche salirvi da qui e discendere in Vicolo delle Belle o
viceversa.
F. 14
Da Porta Nuova al Castello Frangipane le mura sono meno leggibili
sia perché in epoca relativamente recente case addossate alle mura
dalla parte interna occuparono il cammino di ronda, sia perché
altre abitazioni furono addossate alle mura dalla parte esterna. In
questo caso gli effetti dei bombardamenti non hanno migliorato di
molto la visibilità della cinta muraria. Fa eccezione un breve
tratto in prossimità dell'ingresso all'ospizio dei vecchi.
F. 15
Il Castello Frangipane fu costruito nel punto più alto della
cinta muraria, ora in esame, e ne occupa l'angolo di nord est (cfr.
F. 2 ed F. 3). Il camminamento proseguiva anche sul lato est delle
mura. Ne resta percorribile, sebbene ormai compreso in proprietà
privata, un breve tratto in prossimità della curva di Via San
Francesco, nel punto in cui la strada sfiora le mura.
F. 16
In questo punto c'è una posterula di cui non si ha notizia negli
antichi documenti. L'apertura in un tratto di muro, ora non molto
alto perché interessato da un considerevole riempimento, mette in
comunicazione Vicolo della Rota con Via San Francesco Nuovo. Essa
acquista un valore pratico solo dopo il tracciato di questa strada e
la sopraggiunta inutilità delle mura.
F. 17
Il tracciato murario proseguiva verso Piazza Santa Domitilla. A
quest'altezza si trovava Porta Lavinia, più tardi chiamata Porta
Levina. Essa fu smantellata forse nell'anno 1831; la presente
ricostruzione didattica mostra sulla destra la merlatura delle mura
che la collegavano al castello e sulla sinistra, in secondo piano il
Palazzo de' Vecchis, distrutto per far posto al Palazzo della
Bonifica.
F. 18
Oggi ad indicare il luogo dove si trovava Porta….Lavinia /
Levina / Albina / Napoletana (tanti, fin troppi, nomi per una
porta che non esiste più) sono collocati due leoni definiti come
"funerari" attribuiti al VI secolo, di ignota provenienza.
Molto più simpatica la denominazione di "cavajucci" attribuita
loro dai bambini di almeno sette generazioni che li hanno lucidati
cavalcandoli a pelo, in corse tanto immaginarie quanto sfrenate.
F. 19
La casa d'angolo, tra la Salita Annunziata e Piazza Santa
Domitilla, anche se ormai adattata ad abitazione, consente ancora di
riconoscere la fisionomia della torre di sinistra (guardando dal
basso) ed un tratto del cammino di ronda che si spinge verso sud. 'E
un peccato che le bombe abbiano distrutto il tratto di mura che lo
collegavano alla torre che si trova in prossimità della curva di
Via Posterula, vicino alla moderna scalinata.
F. 20
La torre, anch'essa di età tardoantica, doveva occupare una
posizione angolare, sovrastante il percorso dell'Appia Traianea. I
piani superiori, presentavano sui lati sud ed est dei vani a giorno,
arcati, destinati ad ospitare macchine belliche da difesa.
F. 21
Il disegno di Mollari, inciso da Cicconetti, ritrae il
rinvenimento fatto nel 1852 ai piedi della torre tardoantica, sulla
destra: si tratta della porta verso est sull'Appia Traianea. Essa
veniva inquadrata anche dalla più recente torre sulla sinistra.
Oggi la porta, murata ed imbiancata, si trova all'interno di un
locale privato, dietro il nuovo ufficio postale. Nel cortile dello
stesso edificio è visibile l'altro lato dell'arco, in gran parte
interrato (cfr. F. 4a del capitolo: Appia costiera e porto).
F. 22
La cinta muraria nella parte pianeggiante fu edificata per
inglobare e mettere sotto controllo l'Appia Traianea. Essa è
certamente posteriore all'epoca dell'occupazione bizantina. A mio
parere, deve datarsi ad un periodo che va dall'inizio del VI alla
fine del VII secolo, e non al X secolo (periodo del cosiddetto
incastellamento). Complesse motivazioni storiografiche mi
suggeriscono la datazione più alta. L'area interessata al controllo
della strada è quella colorata in rosso.
F. 23
Una torre, che si trovava all'altezza di dove è adesso il
piazzale di sosta degli autobus, fu abbattuta alla fine del '700,
quando Pio VI fece rettificare il corso dell'antico fiumicello che
prima costeggiava le mura dall'esterno. Fino al bombardamento dell'8
settembre del '43, invece, restò in piedi la Torre del Salvatore.
La foto anteguerra, con il lavatoio coperto sulla destra, fu
probabilmente scattata da Mazzia.
F. 24
In alcuni punti di questa zona il paesaggio è cambiato a tal
punto da essere riconoscibile solo ai cultori di storia locale. Si
osservi, ad esempio l'incisione esposta nel 1840. Il gruppo di palme
in primo piano non era molto distante dall'attuale Piazza Gregorio
Antonelli e della torre sulla sinistra resta il mozzicone di base
che funge ora da piattaforma ad una pompa di benzina.
F. 25
Un fallo è graffito su un masso posto sul lato nord di quello
che resta della torre. Non è possibile dire se esso è coevo alla
torre o se masso e relativo graffito, qui in riuso, provengono da
altrove. In ogni caso, la carica apotropaica dell'oggetto doveva,
ancora all'epoca in cui fu costruita la torre, conservare il suo
valore per le maestranze, anche per la presenza in Terracina di
almeno altri quattro esemplari noti ab antiquo. Comunque
questa realizzazione è forse la meno riuscita.
F. 26
Sono quasi del tutto scomparse le tracce della porta verso Roma
sull'Appia Traianea (Porta Romana) in quanto inglobata nel Palazzo
delle Scalette. Naturalmente hanno resistito le mura più
antiche, in opera poligonale, che proteggevano la città da sud. Qui
le mura sono ritratte nel 1834 da C. Hullmandel in un disegno
acquerellato.
F. 27
L'opera poligonale è rimasta pressoché intatta; qualche
distruzione e restauro l'hanno subito le parti superiori del muro e
gli strati risalenti alle diverse epoche sono diventati meno
riconoscibili. Il consistente interro, avvenuto ai piedi del muro,
rende meno imponente l'apparato difensivo.
F. 28
Il versante di ponente, a sinistra di Porta Maggio, fu incluso
nel sistema difensivo medioevale (cfr. in pianta la F. 2). Oggi la
presenza di un orto suburbano aggiunge un tocco romantico al
paesaggio urbano, ma gli toglie un po' dell'aspetto inaccessibile,
quanto mai utile in periodi politicamente instabili.
F. 29
A destra di Via dei Sanniti, per chi sale, ma non visibili dalla
strada, antiche strutture murarie, tra cui questa del II secolo, qui
riprodotta in una china di Pietro Pernarella, servirono d'appoggio e
da collegamento per un baluardo medioevale.
F. 30
L'ultima e definitiva modifica dell'apparato murario difensivo è
costituito da Porta San Gregorio, meglio nota ora con il nome di
Porta Romana, qui riprodotta da C. Hullmandel nel 1834. Poche le
modifiche da quella data: il completamento dell'abitazione sopra
l'arco, lo spostamento del leone funerario sulla sinistra, le nuove
abitazioni al posto degli alberi, manca, infine, la scritta S.P.Q.T.
sull'arco d'ingresso.
F. 31
Il battente di sinistra, insieme a quello di destra, dovette
rivestire una certa rassicurante funzione nella seconda metà
dell'ottocento, quando le campagne intorno alla città erano ancora
infestate da briganti. (dietro il battente si nota l'opus quadratum
della torre (età sillana) a cui la porta è stata addossata.
F. 32
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