In epoca romana doveva esistere un diverticolo
che congiungeva l’Appia, prima di arrivare a Piazza Palatina, con
il corridoio di ingresso al cosiddetto campo trincerato. Per quanto
dubbia possa essere la presenza di un lastricato originario, questo
percorso appare necessario, anche in tempo di pace, per il
rifornimento sia delle truppe acquartierate, sia per le esigenze del
personale addetto al tempio (f.14 - 15).
Mai sarebbero stati aperti, a così breve
distanza uno dall’altro, due varchi in mura che avevano scopi
difensivi, se non per la necessità di collegarli ad indispensabili
vie di accesso e, forse destinati a funzioni diverse (cultuali e
militari).
Un percorso, anticamente riservato ai soli
soldati, era costituito dal cammino di ronda sulla sommità del muro
di cinta. Più tardi, ai suoi piedi, sul lato esposto a sud, un erto
sentiero consentiva di raggiungere l’altura. Fino all’apertura
della strada panoramica negli anni ‘50, l’unico varco d’accesso
alle antiche rovine fu questo.
Infine, il terzo antico itinerario è quello che
da poco è stato riaperto, esso ripercorre a grandi linee la via che
conveniva ai pellegrini, quando dalla città si recavano al
santuario.
Proprio questo sentiero, consigliamo vivamente a
chi vuole gustare appieno tutto il fascino che natura ed archeologia
sono in grado di offrire. Si parte dalla curva in località "La
Fossata" (a quota 92 m. sul livello del mare). L’area è
occupata da un boschetto di pino d’Aleppo. L’ingresso carrabile
è chiuso da un cancello verde; però, sulla sinistra, un passaggio
pedonale è sempre aperto (f.16).
Il facile sentiero, che porta da questo punto al
tempio di Giove, è lungo 1.300 metri e supera un dislivello di 135
metri. Esso traccia sul fianco del monte una grande zeta rovesciata.
All’inizio va in direzione sud-est, fino a quando raggiunge l’orlo
del dirupo in prossimità della Grotta Sabina, piega quindi in
direzione nord, dando la sensazione di allontanarsi dalla meta,
quindi arriva quasi a toccare la cinta muraria all’altezza della 6a
torre (contando dall’alto), infine, piega di nuovo a
sud-est, in direzione dello spigolo di sud ovest del Tempio. Qui una
scalinata ci conduce sulla terrazza inferiore (f.17).
Ai piedi della scalinata, sulla sinistra, è ora
possibile apprezzare in seguito ai lavori di recente bonifica l’opera
poligonale eretta a rinforzo delle strutture terrazzate, essa aveva
una funzione estetica ancor prima che statica ed ha una sua
giustificazione solo perché l’accesso al tempio avveniva da
questo lato (f. 18).
Il percorso permette di apprezzare il fascino del
paesaggio proprio perché, scoprendo porzioni di orizzonte sempre
più ampi, conduce alla visione a 360 gradi godibile dalla terrazza
sovrastante il Tempio di Giove Anxur, a 227 metri sul livello del
mare. ‘E da lì che ci si può rendere veramente conto del
congiungimento dei monti Ausoni con il mare e della funzione
strategica di Terracina, Terra di Frontiera e Termopili
del Lazio. Basta girarsi indietro per trovarsi la Terracina
settecentesca e moderna ai propri piedi. (f.19)
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