Questo sentiero è molto interessante e godibilissimo anche se
visitato limitatamente al suo breve percorso di un chilometro. E
tuttavia, per il fatto di essere contiguo a quello finora descritto,
costituisce una variante che, allungando un po’ la salita a piedi
verso il Tempio di Giove, consente all’escursionista di restare,
almeno per questa parte, all’ombra della vegetazione e, quello che
più conta, sempre a debita distanza dalla strada asfaltata e dalle
auto.
Si entra dal cancello principale del Parco della Rimembranza in
via San Francesco, a quota m.30 s. l. m.
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La segnaletica, consente di arrivare, tramite il sentiero
attrezzato dalla "Rimembranza", attraverso l’Uliveto di
San Francesco, alla "Fossata".
- Il Parco della Rimembranza costituì il primo parco cittadino,
realizzato negli anni venti del secolo scorso per ricordare i
141 Terracinesi morti al fronte durante la Prima Guerra
Mondiale. Ad ogni caduto venne dedicato un albero ed una pietra
sottratta al basolato dell’Appia restaurata da Traiano. Oggi
il parco si segnala per almeno tre valori: naturalistico,
archeologico e panoramico.
Il sito in forte declivio, ai piedi della seconda acropoli
cittadina, deve aver presentato difficoltà
non lievi per la sistemazione dei sentieri e per l’impianto di
essenze arboree, molte delle quali
esotiche e rare.
f. 1R
Il parco è oggi utilizzato anche per lezioni pratiche agli
alunni delle scuole. Dall’aula all’aperto lo sguardo spazia
anche sulla città alta. Nella foto si nota il settecentesco
Palazzo della Bonifica ed, in secondo piano, la Torre Frumentaria
ed il Campanile della Cattedrale.
f. 2R
- Il parco, esposto a sud, è sempre inondato di luce. Tra la
vegetazione rigogliosa si aprono finestre panoramiche che offrono
allo sguardo scorci inconsueti sulla città. Qui tra le piante di
acanto, in primo piano, si intravede l’area verde del "Montuno"
ed il mare che costituisce lo sfondo dominante al 50 % del
paesaggio.
f. 3R
- L’ingresso al parco, realizzato con scalinata doppia, fu
progettato secondo il gusto monumentale del primo dopoguerra. Le
due terrazze furono sistemate in asse con il Viale della Vittoria
, principale via di accesso al mare di Terracina. Anche la
realizzazione del viale appartiene allo stesso periodo storico.
f. 4R
- Il "Semicircolo" di Piazza Garibaldi, di fronte
alla neoclassica chiesa del San Salvatore. L’impianto
architettonico voluto dal Valadier e ben leggibile in questa
prospettiva. Più o meno in quel punto doveva trovarsi il
primitivo porto naturale, precedente quello artificiale attribuito
all’Imperatore Traiano.
f. 5R
- Bastano pochi passi ed una curva del sentiero perché le
abitazioni scompaiano e lascino posto al declivio di Monte Sant’Angelo.
Dietro di esso sembra far capolino la rupe del Pisco Montano
incombente sull’Appia di Traiano e sul Mar Tirreno.
f. 6R
- Il parco non è solo natura, ma anche storia. E qui, in poche
centinaia di metri ci viene offerto un riepilogo delle tecniche
costruttive romane. Il muraglione di sud ovest (il cosiddetto
"Tempio di Minerva" sorprende per il perfetto
allineamento dell’opera bugnata, risalente forse a 23 secoli
fa).
f. 7R
- Per rallentare il drenaggio dell’acqua assorbita dal
terrapieno superiore fu realizzato nel II – I Sec. a. C. un
terrazzamento in "opus incertum" , nella stessa
tecnica costruttiva utilizzata per gran parte del santuario
dedicato a Giove Anxur e per il muraglione turrito che legava la
città all’area templare.
f. 8R
- A sostegno del terrazzamento in "opus incertum", sulla
destra, nella prima metà del I Sec. a. C. fu realizzato il
contrafforte in "opus quasi reticulatum" . Le
pietre di basalto in terra, invece, sono chiaramente fuori
contesto e, comunque, fecero parte dell’Appia Traianea. Quando
si dedicarono gli alberi del parco ai caduti, sulle pietre furono
scritti i loro nomi con lettere di piombo, ora scomparse.
f. 9R
- I sentieri, talvolta, affrontano dislivelli notevoli, ma in
genere non difficili da percorrere, grazie a comodi scalini in
pietra ed alla quasi costante presenza di ombra.
f. 10R
- Per ridurre al minimo l’impatto ambientale molti scalini
vengono ora realizzati con tronchi di alberi, così riciclati in
seguito ad abbattimenti dovuti a tempeste di vento. (Non si
dimentichi che lo strato di terra sul forte declivio è costituito
da detriti, accumulatisi in più di due millenni ma comunque molto
instabili).
f. 11R
- Se non fosse per le voci ed i rumori che salgono dalla città
sottostante, l’impressione sarebbe quella di trovarsi in un’oasi,
dove la città mostra con discrezione la sua presenza solo a chi
vuole vederla tra le fronde e le radici degli alberi.
f. 12R
- E, a proposito di esotismo, i quattro tipi di palma qui riuniti
costituiscono un’isola di forte contrasto vegetazionale , dove
specie esotiche contendono, forse a sproposito, suolo e luce alle
specie endemiche.
f. 13R
- Ecco un Cero del Perù, la presenza di questo cactus
tra le rovine romane - improbabile quanto si vuole - è
giustificata dal fatto che ha trovato qui un habitat ideale: gli
elusivi fiori rossi si possono ammirare solo di notte al
chiarore delle stelle; alle prime luci dell’alba sfioriscono e
cadono.
f. 14R
- Il vero e proprio "Nuovo Sentiero Attrezzato vero il
tempio" comincia qui: 2 chilometri e 300 metri ci separano
dalla cima del Monte Sant’Angelo, e, solo un chilometro dall’inizio
del Sentiero dei Pellegrini.
f. 15R
- Solide staccionate, comodi sentieri e gradini perfettamente
inseriti nell’ambiente consentono, anche ad anziani e
giovanissimi, appena normalmente abili, di superare ostacoli
abbastanza lievi.
f. 16R
- Ecco riaperto, e percorribile quasi a tutti, quello che fu un
tracciato molto avventuroso e che solo pochi anziani di oggi
percorsero nella loro adolescenza. Si consiglia specialmente a
loro di ripercorrere oggi, magari con i loro nipoti, questo
sentiero in tutta sicurezza.
f.17R.
- Ed ecco il Bastione di sud est. L’imponenza del terrapieno
che permise di realizzare la platea della seconda acropoli
cittadina può essere apprezzata solo a distanza ravvicinata. Ad
una certa distanza la vegetazione "guasta", almeno in
parte, l’effetto.
f. 18R
- Particolare costruttivo della muraglia che costituisce il
Bastione di sud est. Datare l’opera poligonale di 3° tipo è
tuttora operazione controversa. Anche se noi, personalmente, qui
propendiamo per la datazione alta, generalmente si indica il
periodo tra la fine del IV Sec. e l’inizio del I Sec. a. C.
f. 19R
- Lo scorcio fotografico consente di apprezzare l’immanenza
della struttura romana sul centro settecentesco della città. Un
dislivello di solo 60 metri separa Piazza Garibaldi (sulla
sinistra) dal punto in cui si trova la ragazza, e tuttavia il
potere intimidatorio dell’acropoli appare evidente.
f.20R
- La stampa di W. Brockedon (Londra 1835) ritrae il sito del parco
visto dal basso, l’imponenza delle strutture difensive dell’acropoli
appare anche qui molto chiara.
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