Torri costiere a difesa del territorio

 

Oggi, oltre i due terzi della popolazione italiana vive sulle coste. Non sempre fu così: per secoli i litorali furono in gran parte disabitati, guardati con apprensione e diffidenza. Dal mare potevano arrivare mercanzia e civiltà, ma. troppo più spesso: incursioni, rapine, cattura e vendita come schiavi a galere nemiche ed ai mercati di Tunisi ed Algeri. Le torri costiere sono mute testimoni di questo secondo aspetto poco rassicurante durante almeno otto secoli di storia passata.

Il nostro territorio, dalla caduta dell'Impero Romano al periodo carolingio fu esposto alla continua minaccia delle invasioni barbariche per via terra. Dalla seconda metà del medioevo, fin quasi alle soglie dell'età moderna, al pericolo terrestre si aggiunse, quello più subdolo, frequente ed improvviso proveniente dal mare: pirati arabi, prima, e turchi, poi. E' dell'808 la richiesta di aiuto di papa Leone III a Carlo Magno contro l'invadenza dei Saraceni lungo il litorale laziale e risalgono al IX secolo le prime torri di avvistamento a cui era affidato il compito di segnalare alle popolazioni dell'entroterra incursioni provenienti dal mare. L'allarme non andava molto al di la della difesa passiva affidata alla fuga ed all'arroccamento. Solo ad iniziare dal XV secolo si potrà parlare di "sistema difensivo" imperneato sulle torri costiere e solo dopo la sconfitta della flotta spagnola alle Gerbe, sulla costa tunisina, si cercò seriamente di correre ai ripari. Il papa Pio V emanò nel 1567 la "Costitutio de aedificandis turribus in oris maritimis". Bisognava turare le falle fin troppo numerose nel sistema difensivo con la costruzione di nuovi capisaldi, Non appena, però, il pericolo sembrava affievolirsi, come dopo la vittoria cristiana nella battaglia di Lepanto (1571), i lavori si interrompevano e venivano rimandati.

 

Le torri dello Stato Pontificio facenti parte del sistema difensivo, dal Circeo a Terracina erano le seguenti:

  • Torre Paola (in gran parte visibile),
  • Torre Moresca ( ridotta a stato di rudere).
  • Torre Cervia (modernamente rifatta).
  • Torre Fico (in gran parte visibile).
  • Torre Vittoria (in gran parte visibile).
  • Torre Olevola ( in gran parte visibile).
  • Torre Badino (in gran parte visibile).
  • Torre Gregoriana (ridotta a stato di rudere).
  • Torre del Pesce (in gran parte visibile).
  • Torre dell'Epitaffio (in gran parte visibile).

Da ciascuna torre era possibile vedere la precedente e la seguente sicché, tramite segnali concordati, era possibile trasmettere in pochi minuti l'allarme a tutta la costa.

F. 1

Torre Paola, la più massiccia di questo litorale, deve il suo nome alla vicina chiesa di San Paolo ad essa preesistente da quattro secoli. Insieme alle altre tre torri del Circeo ( Moresca, Cervia e del Fico) fu voluta da Pio IV e costruita nel 1562 da Bonifacio Caetani. Fa parte di un piano complessivo che tiene presente l'impiego delle armi da fuoco e che tende a superare la difesa passiva basata sulla semplice segnalazione d'allarme delle torri semaforiche più antiche.

F. 2

Sorge a strapiombo sul mare e dalla parte di terra la piazza d'arme sulla terrazza è protetta da un muraglione semicircolare che le fa da scudo in caso di attacchi dalle rupi sovrastanti: spesso i pirati sbarcavano poco distanti e sparavano dalle alture. Il Guglielmotti, ispettore delle torri pontificie, nel '700 ne fa questo schizzo che mette in evidenza la lunga passerella d'accesso.

F. 3

 

Torre Fico sovrasta dalle rupi il porto odierno, doveva impedire l'approdo nella piccola baia sottostante, dove il mare è molto profondo anche sottocosta. La costruzione era già terminata nel 1563. La pianta circolare misura 9 metri di diametro. Anche qui la piazza d'arme sulla terrazza era protetta dalla parte del monte dal solito scudo in muratura. L'ingresso al 2° piano era assicurato da un ponte levatoio.

F. 4

 

Torre Vittoria, edificata nel 1624, sorge sui resti romani dell'antica stazione di posta, che era denominata "ad Turres", lungo la Via Severiana. A differenza delle altre al Circeo questa torre è a pianta quadrata con lato di 9 metri. Oltre che per vari episodi contro i pirati turchi, Torre Vittoria viene ricordata anche per due scontri con vascelli inglesi, nel 1808 e nel 1809, epoca in cui il Circeo era occupato dai Francesi.

F. 5

 

Torre Olevola. L'aspetto attuale è dovuto alla ricostruzione ordinata da Clemente XI, agli inizi del '700. Essa rimpiazza una torre preesistente sull'antica foce del fiume Levola. Il Grillo, Provveditore Generale della Marina Pontificia, nel 1617 annota: "Questa Torre Levola sta similmente nel territorio di Terracina, de questo nome perché vi sta appresso un fiume Levola posto verso il monte Cercello, detto de San Felice. Questo fiume se passa a guazzo se bene molte volte il mare attura la bocca et si passa senza guazzarlo comodamente".

F. 6

 

Il progetto della torre odierna ubbidisce a nuovi canoni costruttivi: lo spigolo è orientato verso il mare per offrire alle palle di cannone due superfici oblique, le fondamenta sulla sabbia sono rese solide da una gettata di calcestruzzo che insiste su di una fitta palificazione. Questa è l'unica torre nel territorio eretta in mattoni e con quattro locali sovrastanti. La porta oggi visibile a pianterreno è un accesso recente: quello originario era situato sopra la scarpa, fornito di doppia rampa e passerella retrattile.

F. 7

 

Torre Badino. La sua costruzione era stata ordinata da Pio V a Pompeo Gottifredi. Ma non se ne fece nulla per l'opposizione dei Terracinesi che non vollero accettare la "castellania" sulla città promessa dal papa al signore in cambio delle spese che avrebbe dovuto affrontare. Fu eretta solo verso il 1610, sotto il pontificato di Paolo V Farnese. L'intenso traffico navale alla foce del fiume Portatore la rendeva indispensabile, tanto più che "… il nemico è molto bene informato per haver molte volte fatto preda quando stava senza torre, che può con molta facilità venire dalle isole di Ponso e Palmarola…).

F. 8

 

Torre Gregoriana. Durante la seconda guerra mondiale è stata ridotta a rudere ma, nel sistema della difesa costiera, rivestiva un ruolo essenziale. "…edificata da Papa Gregorio XIII… Oltre l'essere forte per terra , per essere stata piantata in sito stretto, che non si può passare per entrare nel Regno eccetto che de qua, è forte anco per mare, poi che guarda tutta quella spiaggia de mezzo giorno sino a Sperlonga,… Ve risiede un costode con doi soldati… a' quali se li dà per provisione … scudi quindici… sette per il costode e sc. 8 per li doi soldati". (G. C. Grillo, 1620, circa).

Il disegno a del 1800 mostra la posizione strategica della torre, posta tra via Appia e mare. Grazie alla Fortezza del Pisco Montano, che faceva da ponte alle segnalazioni, poteva mettere in comunicazione le torri poste al confine del Regno di Napoli con la Rocca Traversa, o Castello Frangipane, e quindi, con il sistema difensivo dello Stato Pontificio.

F. 9

 

La foto d'anteguerra ( Foto Mazzia?) ci mostra come la stessa torre appariva fino a 60 anni fa, quando, ormai superato il pericolo dei pirati turchi, fu adattata ad abitazione privata. La posizione strategica ed i massicci muri, tuttavia, continuarono a farla ritenere un obiettivo militare ancora attuale durante l'ultima guerra, tanto è vero che fu minata e fatta saltare dalle truppe tedesche in ritirata.

F. 10

 

La Torre del Pesce - chiamata anticamente anche Torre San Leonardo - è "gemella" di quella dell'Epitaffio, ambedue furono costruite "d'ordine di Sisto V e di Clemente VIII " è realizzate dall'architetto Giovanni Fontana, fratello del più noto Domenico. Essa può essere assunta a prototipo dell'ormai matura scienza "de aedificandis turribus".

"Torri in figura quadrata, lato di dieci metri: scarpata dal cordone in giù, porta alta sul cordone, scala esterna e ponte tra la scala e la soglia dei bolzoni. Tre piani a volta… L'asta per la bandiera, il fornello per le fumate e pei fuochi di segnale. Il sagliente al mare e le faccie in isbieco per sbriccolare le palle nemiche".

F. 11

 

Torre dell'Epitaffio. "Questa torre del Petaffio è posta nel territorio di Terracina nelli confini del Regno di Napoli, la quale non fu edificata per guardare la marina, ma per sicurezza delli passegieri per essere posta circa cinque miglia infra terra. …Dell'anno 1618, che fu il mese di Marzo… levai detto costode et feci murare la porta per essere spesa persa … et al presente non vi sta nesciuno". (G. C. Grillo).

F. 12

 

La stampa del 1839 mostra la Via Appia che passava ancora sotto l'arco, tra la torre ed il monte. Oggi la sede stradale, ampliata, è stata spostata di una decina di metri a sinistra della torre. Iniziava qui la "Terra di Nessuno" e comprendeva l'intera Vallemarina: tra monti e lago, tra la Torre dell'Epitaffio a quelle di Portella.

Sulla tomba romana, a destra dell'antica via, una lapide, fattavi apporre nel 1568, durante la dominazione spagnola da Filippo II, da il benvenuto al viandante:

F. 13

PHIL. II CATH.
REGNANTE
PER AF ALCALAE DUX
PRO REGE
HOSPES HIC SUNT FINES REGNI NEAP
SI AMICVS ADVENIES
PACATA  OMNIA  INVENIES
ET  MALIS  MORIBUS  PULSIS  BONAS  LEGES
MDLXVIII

 

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