Verso
il sentiero.Si può arrivare in prossimità dell’imbocco del sentiero
agevolmente in auto, e, abbastanza agevolmente, con un autobus di
media grandezza. Si lascia la strada che conduce al cimitero
imboccando sulla destra la strada che costeggia il muro di cinta, in
direzione La Ciana (f 1). Da questo punto fino all’inizio del
sentiero bisogna percorrere in auto 2 Km e 700 m. ( 900 metri dopo
che la strada asfaltata raggiunge l’altezza massima per cominciare
a ridiscendere dolcemente). La strada asfaltata continua, ma noi
dovremo prendere la seconda strada sterrata sulla destra, all’altezza
dell’unico tornante, in prossimità di una grande quercia.
Qui si lascia l’auto e si inizia a salire sulla strada sterrata
, in direzione N E.
Imbocco del sentiero.Ci troviamo a poco più di 300 m. s.l.m. , di fronte a noi c’è
il versante meridionale di Monte Giusto (667 m. s.l.m.), piuttosto
spoglio per essere stato spesso interessato da incendi negli anni
passati. La vegetazione ai lati della strada sterrata è quella
tipica della gariga e presenta tra le specie prevalenti.: Calicotome
villosa (spine sante), Erica multiflora, Mirto comune, Lentisco,
Cisto di Montpelier, timo europeo e... l’onnipresente Ampelodesma.
Dopo qualche centinaio di metri la strada sterrata è sbarrata da
un cancello. Sulla sinistra c’è una piccola cisterna rotonda e di
fronte, a ridosso della recinzione, sulla destra , in direzione Est
inizia il sentiero (f. 2).
Stato del sentiero.Il sentiero è abbastanza agevole, la pendenza non eccessiva , il
fondo è un po’ dissestato per la caduta di alcune pietre in
seguito agli incendi e per l’invasione di qualche cespuglio di
Ampelodesma. Il ridotto passaggio, ancor più che la mancanza di
manutenzione, limitatamente a questo solo tratto, ha fatto degradare
a sentiero quella che è stata una comoda mulattiera.
Panorama .Il sentiero procede a mezza costa: sulla sinistra abbiamo
Monte Giusto e sulla destra, man mano che si sale, comincia a
scoprirsi il mare, oltre la cresta di Monte Croce e di Monte Sant’Angelo
(f. 3). Dopo una ventina di minuti il sentiero curva leggermente a
sinistra, si avvicina al canalone che scende sul lato Est di Monte
Giusto e lo attraversa (f. 4).
Guardando indietro si scopre il promontorio del Circeo, al di là
del profilo del Monte Sant’Angelo che si vede in primo piano.
Sulla destra, dietro le case della Terracina bassa, si stende la
Pianura Pontina.
Davanti a noi comincia ad aprirsi progressivamente alla vista la
Piana di Fondi (f. 5).
Infine, lo spettacolo sul Lago di Fondi contornato dai monti
Aurunci diventa completo dopo mezz’ora di cammino, quando si
arriva su un balcone naturale posto a strapiombo sulla Piana.
Inizia il bosco.Il piccolo pianoro a strapiombo, obbliga il sentiero a deviare
decisamente a sinistra, in direzione Nord. Notare in questo punto la
presenza dell’Erba corsa.
Ci troviamo a 414 m. s.l.m., da ora in poi , il sentiero,
eccezion fatta che per qualche metro, procede ancor più
agevolmente. Il lato a valle è spesso terrazzato da un muro a
secco. le ripidi pendici, fino a Monte Pilucco che abbiamo di
fronte, sono ricoperte di verde e dal lato sinistro spesso il
sentiero è ombreggiato da corbezzoli, mirto, ginestra maggio: è
macchia bassa che si sta riprendendo da vecchi incendi e sta
evolvendo verso la macchia alta e la lecceta (f. 6).
Il paesaggio,man mano che si procede, specialmente davanti a noi e sulla
destra, diventa sempre più spettacolare e naturalisticamente
integro (f. 7 -8). Il sentiero è diventato mulattiera ben
terrazzata (f. 9-10) verso valle ed ombreggiata dal leccio ormai da
anni non più ceduato.
All’ombra del bosco è presente il ciclamino nelle due specie:
primaverile (repandum) ed autunnale (neapolitanum).
Carbonaie.A circa un’ora di cammino dall’inizio una serie di slarghi
(almeno tre a breve distanza) sul percorso e la colorazione nera del
terreno rivelano la collocazione di antiche carbonaie. D’altra
parte la ceduazione della lecceta era destinata proprio alla
produzione del carbone , avviato a Terracina tramite questa
mulattiera che stiamo percorrendo.
Inclinazione degli strati.Sebbene siano pochi, in quest’ultima parte del percorso i
tratti in cui affiorano le rocce allo scoperto della vegetazione,
tuttavia è possibile vedere come sono inclinati gli strati della
roccia calcarea e comprendere come l’acqua piovana tenda a
scorrere in direzione del Tirreno. Non per nulla la Pianura Pontina
e la Piana di Fondi (f.11) erano una volta paludi.
Verso la fonte.Dopo un’ora ed un quarto di cammino si raggiunge la recinzione
di una "cesa" ora coltivata a frutteto, si costeggia la
recinzione e si arriva sulla strada che dalla fonte conduce all’antenna
del ripetitore. Ancora dieci minuti e si raggiunge la fonte. In
alternativa a questi dieci minuti da percorrere sulla strada si può
seguire il sentiero sulla sinistra che si mantiene sul versante nord
di Monte Giusto ed aggira la vallata di Santo Stefano dal lato est,
fino a raggiungere, comunque, il sentiero in discesa che continuiamo
a descrivere più avanti. Si tenga però presente che in questo
secondo caso si rinuncia a raggiungere la fonte rimanendo sul
sentiero al limitare del bosco.
Fonte Santo Stefano.Qui convergevano, dai diversi punti cardinali, almeno quattro
sentieri . Lo speco naturale, che si trova a 526 m. s.l.m., è stato
reso più efficiente nei secoli con lo scavo nella roccia di un
cunicolo di raccolta e con la costruzione di un abbeveratoio. L’acqua
è sempre fresca e potabile anche se ricca di calcio. Quest’acqua,
nel corso dei millenni, fu punto di attrazione per cacciatori -
raccoglitori, pastori, carbonai e boscaioli che frequentarono i
monti circostanti (f. 12).
Il vasto pianoro che si stende un po’ più in basso della fonte
è stato generato da due grandi doline che si sono congiunte a
formare un 8 irregolare. Questi terreni e quelli dei dintorni furono
occupati, già nel secolo scorso da famiglie di Vallecorsani che vi
edificarono le prime semplici case in pietra e rustiche capanne. Di
quest’ultime esistono ancora tracce limitate ai soli muri a secco
perimetrali, sopravvissuti ad un incendio sistematico appiccato
dalle truppe tedesche durante un rastrellamento all’inizio del
gennaio 1944.
Sulla via del ritorno.Questo percorso che stiamo suggerendo è di tipo circolare
perciò per il ritorno percorreremo una via diversa che bisogna
andare ad imboccare. Rivolgendo le spalle alla fonte, davanti a noi
c’è un vasto pianoro adagiato su due livelli. Il livello più
alto è delimitato dai profili discendenti di Monte Giusto e di
Monte Concutella. Proprio nel punto in cui formano una sella e
chiudono il pianoro (direzione Sud Est rispetto alla fontana),
inizia il sentiero in discesa, sulla sinistra (f. 13).
Verso Mammolini.In meno di mezz’ora saremo in località "Mammolini",
Il sentiero che seguiremo , ombreggiato, è molto largo e comodo.
Praticamente è impossibile sbagliare strada. Anche qui si notano
gli slarghi delle antiche carbonaie lungo il percorso che attraversa
il bosco di leccio ceduato. Quando arriveremo alla "cesa"
abbandonata di Mammolini bisognerà fare molta attenzione ai
segnali. Il terreno è stato qui in parte sconvolto dal passaggio
del gasdotto ed invaso dalla vegetazione pioniera (rovi e calicotome).
I terrazzamenti ora abbandonati erano una volta coltivati a grano.
Segni dell’antica attività agricola sono ravvisabili nei muri a
secco, in un rudere di capanna, in una cisterna ancora in uso ed in
un’aia su cui veniva battuto e ventilato il grano (f. 14).
Verso La CianaAbbandonata l’aia, bisogna imboccare il sentiero al di là
del muro a secco in direzione Sud. Dopo qualche metro si piega a
destra e da questo punto non dovrebbe esserci più pericolo di
perderlo. Anche nei punti completamente coperti dalla vegetazione,
come in un fitto boschetto di erica e corbezzolo, in caso di
indecisione, cercare di tenere la sinistra.
Nei tratti scoperti dovrebbero cominciare a riconoscersi le cime
dei monti che contornano Terracina: Monte Leano ad Ovest, Monte Sant’Angelo
a Sud, al di là di Monte Croce. Il punto di vista è decisamente
diverso ma non dovrebbero esserci dubbi (f. 15).
Dopo tre quarti d’ora dalla partenza da Mammolini si giunge di
nuovo sulla strada di La Ciana.
Ritorno al punto di partenza.Dobbiamo ora percorrere per circa mezz’ora la strada, andando a
sinistra. ‘E questa la prosecuzione della strada che abbiamo
percorso in auto per iniziare il percorso. Più avanti essa
diventerà asfaltata e sarà facilmente riconoscibile il punto di
partenza dove abbiamo lasciato l’auto: tornante, grande quercia,
strada sterrata (... sulla destra questa volta!).
Possibilità di varianti.Una volta diventati pratici del percorso ci si potrà
avventurare nelle varianti, come quella che porta ad imboccare il
sentiero che parte dalla zona più bassa della Ciana. Esso costeggia
il canalone tra le pendici di Monte Sterpano e di Monte Croce (f.
16).
Questo sentiero conduce in prossimità della grande cava che
deturpa lo sfondo della Valle e sbuca sulla strada asfaltata in
direzione di Terracina. Si tratta soltanto di aggiungere ancora un’ora
all’itinerario fin qui descritto.
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