Sentiero B

La via dei pascoli alti o delle tre cisterne.

Percorso: San Silviano - Cima Leano - Francolane . San Silviano.

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Durata: Ore 5. La durata del percorso è calcolata su di un camminatore abbastanza lento, che si prende il tempo che ci vuole per osservare il panorama, per fare foto, per prelevare campioni ecc. Le soste per mangiare, per riposarsi ecc. sono facoltative e non rientrano nel calcolo.

Dislivello: m. 625. La chiesa di San Silviano, da cui si parte e si ritorna, si trova a m. 51 s.l.m., Cima Leano, punto di massima quota, si trova a m. 676.

Difficoltà: Inesistenti nella prima parte del percorso. Il sentiero fino alla Cima Leano è stato marcato con i colori bianco e rosso ed è catalogato dal C.A.I. con i numeri 30 / 31. Da Cima Leano, se non si ritorna indietro per la stessa strada, le difficoltà diventano abbastanza consistenti per un paio di chilometri, infine le difficoltà diventano lievi, fino al ritorno a San Silviano.

Distanza: Km 16 circa.

Marcatura: all’inizio, bianca e rossa, poi: bianca e blu.

Consigli: Anche questo sentiero, come gli altri, permette delle varianti. La più nota e praticata è quella che conduce a Punta Leano, dove si trova la statua della Madonna del Lazio, meta di pellegrinaggi. Nel caso in cui si voglia raggiungere quella località,il percorso , tra andata e ritorno, non durerà più di tre ore di effettivo cammino. Quando si è in prossimità delle creste o su terreni scoperti e con massi più o meno .grandi. affioranti, il percorso da seguire è visibile per la traccia bruna lasciata sulle pietre grigie dalle scarpe infangate di chi ci ha preceduto: seguite la traccia e ritroverete il sentiero verso il bosco.

 

Inizio del Sentiero. Quando si comincia a camminare, forse non è nemmeno il caso di parlare di sentiero, ma piuttosto di "strada asfaltata", per quanto stretta e per quanto in salita. L’auto, o l’autobus, si può agevolmente parcheggiare nei pressi della chiesa di San Silviano.

 

La chiesa di San Silviano. La chiesa, sebbene sia stata molto rimaneggiata, è la più consistente testimonianza del Cristianesimo primitivo a Terracina. San Silviano, perseguitato dagli Ariani di Genserico, fuggì con tutta la famiglia dal Nord Africa e trovò rifugio tra i ruderi romani su cui sorge la chiesa. Silviano diventò vescovo di Terracina nel 443. Intorno all’anno mille sorgeva qui un cenobio. L’edificio, originariamente a tre navate, ha perso in seguito a crolli la navata est e quella ovest è stata sistemata a locali di servizio per la chiesa (canonica e sacrestia).

 

Monte Leano. Dal punto di vista strettamente geografico, Monte Leano, con la sua quota massima di 676 m. s.l.m. è poco più che una collina. Tuttavia, il fatto che la linea pedemontana è posta quasi al livello del mare, ai margini della Valle di Terracina e della Pianura Pontina, gli conferisce, anche per la ripidezza dei versanti, l’aspetto di una vera e propria montagna.

 

Dalla Pinetina alla prima cisterna. Dopo aver parcheggiato l’auto nei pressi della chiesa, in un quarto d’ora, sulla strada asfaltata che sale alle spalle della chiesa, si arriva alla pinetina. Dal primo tornante all’ombra dei pini partono due sentieri. Quello di sinistra non è altro che la prosecuzione della strada asfaltata che porta ai ripetitori (qui dalla roccia posta in posizione angolare inizia la marcatura bianca e rossa dei sentieri C.A.I. n. 30 / 31). Da destra, invece arriva a questo punto una comoda mulattiera che percorreremo alla fine del nostro itinerario, quando avremo completato il percorso circolare che stiamo iniziando (f.1). Adesso seguiremo la stradicciuola asfaltata di sinistra. Attraversiamo una zona rimboschita negli anni ‘50, quando era di moda piantumare soprattutto conifere. Anche qui dunque predominano. il pino di Aleppo, il cipresso piramidale ed il macrocarpa. Il sottobosco, invece, è costituito dalle specie proprie della macchia mediterranea. Dopo una decina di minuti di marcia, da quanto abbiamo imboccato la pinetina, si arriva nei pressi di una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana (f.2).

 

Vegetazione: dalla steppa alla macchia. Fatti i debiti scongiuri per il presente e per il futuro. Non è affatto vero che il verde sui monti di Terracina sia in diminuzione: si faccia un confronto con le antiche stampe e soprattutto con le foto di inizio secolo che mostrano sullo sfondo i nostri monti. Ci si renderà conto che il territorio montano, almeno nei due ultimi secoli, non è stato mai così verde come ora.

Man mano che si sale sul fianco della montagna si noti tra le rocce la profumata presenza del timo comune (Thymus vulgaris), che, a dispetto del nome specifico, è comune qui ma non lo è affatto altrove. Per quanto attiene il discorso del recupero ambientale vanno notati i cespugli di teribinto, corbezzolo e leccio che diventano sempre più frequenti e contendono lo spazio all’ampelodesma: segno che la natura sta recuperando il suo corso naturale verso il proprio climax , alla striminzita vegetazione della steppa e della "gariga" sta subentrando di nuovo quella autoctona della macchia mediterranea (f.3).

 

L’anfiteatro naturale dei monti. La strada, più o meno asfaltata, termina a quasi 400 m. sul livello del mare, nei pressi del bivio che conduce al primo ripetitore. Se ci si pone con le spalle al ripetitore e si guarda verso Terracina apparirà per intero la corona dei monti che racchiude la Valle di Terracina. Da sinistra: Leano (m.675), Pannozzo (m. 588), Concutella (m. 463), Acquasanta (m. 676), Giusto (m. 676), Sterpano (m. 403), Croce ( m. 358), Sant’Angelo (m. 227) (f.4).

 

Sullo spartiacque. A poco più di un’ora dall’inizio della salita si arriva a quota 416 s.l.m., alla sella di Monte Leano. Si tenga pure come moderno punto di riferimento il secondo ripetitore. Qui, comunque, la strada carrozzabile finisce in un breve pianoro e si biforca in due sentieri veri e propri (il n. 30 ed il n. 31, secondo la numerazione C.A.I.). Quello di sinistra è il più frequentato, in particolare dai devoti che vogliono far visita alla statua della Madonna del Lazio. Esso si dirige in direzione Sud e conduce a Punta Leano in una ventina di minuti. Noi, invece, cercheremo di individuare il sentiero che a destra, direzione Nord, si lascia il ripetitore sulla destra. L’ingresso nella macchia è segnato dalla solita marcatura bianca e rossa (f.5).

 

Verso i pascoli alti. Il sentiero procede sul versante nord di Monte Leano, la città di Terracina non sarà più visibile, se non in prossimità della vetta. Sulla sinistra lasciamo lo stretto vallone boscoso che scende in direzione di La Fiora, denominato Valle Forcola. Dopo alcuni minuti di marcia, l’angolo visuale si allarga progressivamente sulla Pianura Pontina, fino a scoprire di nuovo il promontorio del Circeo, dietro Punta Leano (f.6).  Stiamo procedendo in direzione N E (f.7-8), attraversiamo tratti di macchia, pietraie ingentilite da ricche fioriture a primavera e risaliamo la traccia di un gasdotto, ma non fino allo spartiacque. La marcatura bianca e rossa ci invita a piegare a sinistra. Incontriamo alcune belle radure erbose prima di inoltrarci in un oscura lecceta, non ceduata da molti anni. All’uscita del bosco, in prossimità di ampi pascoli, c’è una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana (f.9). Siamo armai a oltre 600 metri sul livello marino, nella zona dei pascoli alti.

Dal secondo ripetitore alla seconda cisterna abbiamo impiegato poco meno di un’ora.

 

La terza cisterna. Il sentiero marcato dal C.A.I. conduce fino alla cresta che si affaccia sul versante che scopre di nuovo la Valle e la città di Terracina. e, qui si arresta. Noi, se non vogliamo tornare indietro, ma proseguire per l’itinerario circolare, dobbiamo individuare in prossimità della cisterna la nuova marcatura bianca e blu che ci porterà in direzione di Francolane (f.10-11).

Come tappa intermedia possiamo prendere a punto di riferimento una grande radura circolare sul versante nord di Monte Leano. La radura si raggiunge, in poco meno di un’ora da questo punto, seguendo la marcatura del sentiero verso nord ed incominciando a discendere tra il bosco fitto.

 

Francolane. La località (m.440 s, l. m. ) è costituita da un breve altopiano alla confluenza delle pendici di tre monti: Leano, Pannozzo e Cavallo Bianco. Qui il paesaggio carsico, anche se meno spettacolare di quello di Campo Soriano è ancora integro. La pressione antropica è stata limitata ad interventi che non hanno snaturato i luoghi. Resti di cisterne seminaturali tra gli hum, muri a secco e perimetri di vecchie capanne testimoniano l’uso agricolo e pastorale della zona (f.12). Oggi, una strada, quasi del tutto asfaltata, proviene da Campo Soriano, che si trova in direzione nord.

Dalla Cima Leano alla strada di Francolane abbiamo impiegato un po’ più di un’ora.

 

Verso la quarta cisterna. Seguiamo la strada in direzione est, in discesa. Quando essa raggiunge il punto più basso , prima di cominciare a risalire verso Campo Soriano, abbandoniamo la strada ed imbocchiamo il sentiero in discesa che si dirige verso sud (f.13). In effetti. il sentiero segue, abbastanza parallelamente il canalone generato dall’incontro delle pendici di Monte Leano e di Monte Pannozzo (f.14). Dopo una mezz’ora dall’inizio di questo nuovo sentiero si arriva alla quarta cisterna che occupa il centro del canalone di Francolane. ‘E questa una cisterna coperta, meta in tutte le stagioni di numerose mandrie (f.15).

 

Ritorno alla Pinetina. Manca ormai solo una mezz’ora di cammino per ritornare al punto di partenza. Dopo aver sorpassato la cisterna coperta, si segue il largo sentiero in discesa, fino a che si incontrerà sulla destra una diramazione in salita (f.16) che, d’ora in avanti, a mezza costa, aggirerà il versante sud di Monte Leano (f.17). La zona è stata oggetto di rimboschimento e quindi si incontreranno pini e cipressi sopravvissuti agli incendi. Il sentiero è largo, ben terrazzato, quasi pianeggiante, nei pressi della Pinetina, descritta all’inizio, diventerà una comoda mulattiera (f.18).  L’incrocio sbocca sulla strada asfaltata nel punto che dista un chilometro dalla chiesa di San Silviano.

 

 
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